Il mio articolo L'intruso, il reality, l'isola e il mattone, pubblicato il 4 settembre da Il Manifesto, è stato ripreso il giorno dopo dal Corriere della Sera. Allora Giorgio Gori, amministratore delegato di Magnolia, la società che produce il reality "L'isola dei famosi", ha replicato scrivendo una lunga lettera a Il Manifesto, che è stata pubblicata domenica 9 settembre insieme a una mia controreplica. Le pubblico sul blog.
Sull'«Isola» nessun segreto
Il manifesto (terra terra del 4/9) ha dedicato all'«Isola dei Famosi» - e a ciò che si nasconderebbe dietro al programma di Raidue - un articolo di Luca Martinelli, poi ripreso anche da altri quotidiani. Sui diversi temi sollevati, collegati in realtà solo dal palese intento di mettere in cattiva luce la nostra produzione, desidero fornire alcune informazioni. Scrive il manifesto che in Honduras verrà realizzato un mega-complesso turistico a cura della Astaldi, e che sarebbe questa «il concorrente nascosto dell'Isola dei Famosi 2007». Non sarebbe cioè un caso se, per il secondo anno consecutivo, i «famosi» e l'«Isola» metteranno per tre mesi le spiagge honduregne in vetrina davanti a milioni di telespettatori italiani. Va da sé che nulla sappiamo dell'iniziativa della Astaldi e che l'insinuazione risulta anzi diffamatoria. Dalle ricerche che abbiamo condotto emerge che la questione dei paventati insediamenti si trascina da anni e i locali Garifuna contestano la costruzione di qualsiasi insediamento turistico. Vari sono stati i tentativi, probabilmente l'ultimo è questo della Astaldi. Ma tutto questo non ha nulla a che fare con Cayo Cochinos e il set del reality. La zona si trova infatti nel municipio di Tela, a circa 150 km da dove ha base la troupe, e a oltre tre ore di navigazione dal set del reality. Sostiene ancora l'artitolo che l'«Isola» nasconda altri segreti, come il fatto che le isolette del Cayo, sedi del reality, siano in vendita. A quanto ci è dato di sapere, solo l'isola di Cayo Culebra era in vendita, recentemente ceduta a un finanziere messicano. Ma l'accusa principale consiste nel fatto che il format prodotto da Magnolia «sconvolge gli equilibri su cui si regge la vita delle popolazioni locali». Ora, con i Garifuna i rapporti sono di assoluta collaborazione. E' in atto uno scontro, ma questo riguarda i Garifuna e le istituzioni honduregne, soprattutto riguardo ad alcuni presunti abusi avvenuti sempre nel municipio di Tela e riguardante la comunità di Triumfo de la Cruz , dove alcuni anni fa è stata bloccata la costruzione di alcune ville di lusso (progetto Mar Bella). Niente a che vedere quindi con le comunità Garifuna di Sambo Creek e Chachahuate, coinvolte nella realizzazione del reality. Va poi precisato che l'unica limitazione concordata lo scorso anno con la comunità Garifuna del Cayo consisteva nella richiesta di non avvicinarsi alla sola spiaggia dei concorrenti quando questi erano presenti. Questa limitazione è stata ripagata in due modi: in denaro (per mancato guadagno), e in servizi messi a disposizione della comunità (costruzione di una struttura sull'isola di Chachahuate, non utilizzata per il programma, disponibilità del medico della produzione per visite e interventi, bonifica e smaltimento di tutto l'Eternit presente sull'isola di Chachahuate, costruzione di un rifugio per i pescatori con 8 posti letto e 2 bagni). Questo nel 2006. Per quest'anno l'accordo è analogo. Verrà però versata una cifra doppia oltre ad altri interventi di finitura. Durante l'intero periodo di presenza dello staff, la comunità potrà usufruire gratuitamente delle barche della produzione per spostarsi. Si tenga anche conto che per la realizzazione del reality lavorano 15 rappresentanti della comunità.
Giorgio Gori, Ad Magnolia
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Una prima considerazione è che il focus dell'articolo era il megaprogetto turistico in costruzione ad opera di Astaldi, tanto da segnalare la campagna di pressione avviata nei confronti dell'azienda italiana dal collettivo Italia-Centroamerica. Se non è provata alcuna relazione tra Astaldi e Magnolia, è vero però che entrambe le iniziative si svolgono all'interno di un processo di sviluppo turistico disegnato dal governo honduregno e che non tiene conto delle reali esigenze delle popolazioni locali. Questo può essere confermato dal fatto che per tutta la durata dell'edizione 2006 dell'«Isola», sul sito del consolato honduregno di Milano campeggiava il logo del programma con link al sito e che l'ambascitore dell'Honduras a Roma da noi intervistato ci ha confermato di ritenere il format televisivo un frande strumento di promozione turistica del paese. Per quanto riguarda invece le violazioni ai diritti delle popolazioni locali ci sono le denunce da parte di organizzazioni della società civile locale.
l. m.
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