venerdì 5 ottobre 2007

L’isola dei famosi cancella gli indigeni

Carta Quotidiano 4 ottobre 2007 ore 18.00
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Enzo Mangini
Dietro le avventure dei naufraghi finti, il reality show nasconde la realtà: a pochi chilometri da Cayo Cochino, dove sono esiliati i «famosi» dello show di Magnolia-RaiDue, vive la maggior parte del popolo indigeno garifuna. Trecentocinquantamila persone, in 46 comunità sparse lungo la costa atlantica dell’Honduras.
«Non sono più 46 ma 45 – dice Alfredo Lopez, un rappresentante dell’Organizacion fraternal de los pueblos negros de Honduras [Ofraneh] – pochi giorni fa la comunità di Miami è praticamente scomparsa». I 150 abitanti del villaggio sono stati accolti nelle comunità vicine, attorno a Cayo Cochino e alla Baia de Tela. Miami è, anzi era, una delle comunità al centro del progetto di «sviluppo» turistico di Baia de Tela, promosso dalla multinazionale edilizia italiana Astaldi. La baia è a pochi chilometri dalla fascia costiera ricca di mangrovie e paesaggi affascinanti dove si sono accampate le troupe dell’Isola dei famosi. Uno spot lungo mesi per lanciare il «turismo» italiano in Honduras e quindi creare la domanda che Astaldi, con il suo progetto di resort ad alto impatto ambientale, è pronta a soddisfare. Non solo. Già la realizzazione del reality show pesa sulle comunità garifuna: «Le zone dove vivono le troupe e dove si gira lo show sono presidiate dalla polizia e dall’esercito dell’Honduras – racconta Lopez – Non siamo liberi di spostarci sulla nostra terra, perché ci sono zone dove è stato proibito l’ingresso. Inoltre, i movimenti delle barche e le attrezzature televisive spaventano la fauna delle lagune, come le tartarughe marine. E poi – continua – è terribile vedere un tale spreco di denaro in una regione depressa come la nostra».
Lopez ha tenuto oggi una conferenza stampa al senato, assieme a Luca Martinelli, di Mani Tese, che assieme ad altre associazioni promuove la campagna «L’isola e il mattone» [www.lisolaeilmattone.blogspot.com]. I lavori nella Baia de Tela procedono un po’ più lentamente di quanto l’impresa e il governo vorrebbero. Le proteste dei garifuna e l’attenzione che la vicenda sta ottenendo dalla stampa, anche internazionale, hanno rallentato le ruspe. E intanto, la storia del resort «Los micos» sta per diventare un documentario. Le organizzazioni che sostengono la campagna hanno girato un video, «I pirati della baia». Se ne può prenotare una copia su www.produzionidalbasso.com.
Il progetto di resort «Los micos» prevede quattro hotel di lusso, 256 ville, un campo da golf, un centro ippico e un centro commerciale per una superficie totale di 300 ettari. Per costruire il campo da golf verrà interrata una laguna protetta dalla Convenzione internazionale per la protezione delle paludi. Secondo Astaldi è un progetto che porterà lavoro e sviluppo nella zona. «Conosciamo Astaldi da molto tempo – risponde Lopez – e non ci fidiamo di quello che dicono. In altri casi, hanno portato la manodopera da fuori. Alle comunità indigene del posto non rimarrà nulla. Verranno cancellate, come Miami».
I garifuna accusano il governo dell’Honduras di aver chiuso un accordo con la Astaldi senza nemmeno consultare le comunità che vivono nella zona del progetto e che, secondo Lopez, lo avrebbero bocciato. «La tattica del governo è semplice – spiega – prima la terra comune di ogni villaggio viene divisa e privatizzata.
Una volta smembrata la comunità, non rimane altro che convincere a vendere la terra. Così non rimane nulla. Non ci meraviglia che Astaldi abbia concluso un accordo con il governo. Ma vorremmo far notare una cosa: l’Honduras, oltre a essere uno dei paesi più poveri di tutto l’emisfero occidentale, è anche il più corrotto del Centroamerica. Come possiamo fidarci del governo e di chi fa affari con loro?»
«Questo progetto è un’imposizione dello stato honduregno – dice Lopez – nel quale noi non siamo coinvolti e che noi non abbiamo chiesto. Vorremmo piuttosto che i fondi internazionali che arrivano in Honduras dal 1998, quando l’uragano Mitch ha distrutto il paese, fossero spesi meglio e per progetti che rispondono ai bisogni delle comunità e non ai piani affaristici dell’elite».

martedì 2 ottobre 2007

IL CAPITALE ITALIANO E I MEGAPROGETTI TURISTICI IN HONDURAS

A rischio l'ecosistema della Laguna de los Micos: al via i lavori del complesso "Los Micos Beach & Resort Centre", li fa Astaldi.
Giovedì 4 ottobre una conferenza stampa al Senato
I garifuna della Bahia de Tela arrivano in Italia per denunciare il megaprogetto turistico "Los Micos Beach & Resort Centre" e l'interesse del capitale italiano. L'appalto per la prima parte dei lavori, avviati a metà agosto, è stato vinto da Astaldi. Alfredo Lopez, leader dell’Organizzazione fraterna dei popoli negri dell'Honduras (Ofraneh), che rappresenta le 46 comunità di etnia afro-indigena garifuna disseminate lungo tutta la costa caraibica del Paese, è stato invitato in Italia dal Collettivo Italia Centro America (http://www.puchica.org/), nell'ambito della campagna di denuncia contro l'impatto ambientale del progetto turistico, "L'isola e il mattone" (lisolaeilmattone.blogspot.com), e dal Partito della Rifondazione Comunista. Il Collettivo Italia Centro America e Rifondazione Comunista hanno convocato una conferenza stampa giovedì 4 ottobre, alle 14, presso il Senato della Repubblica, Sala delle conferenze stampa - Palazzo Madama, 2 Roma (sono obbligatori giacca e cravatta; le presenze sono da comunicare entro mercoledì 3 ottobre a Mauro Tettoni - mauro.tettoni@senato.it).

Intervengono:
Fabio Amato, responsabile Esteri, Prc-Se
Alfredo Lopez, Ofraneh
Francesco Martone, senatore Prc-Se, commissione Esteri
Jose Luis del Rojo, senatore Prc-Se, commissione Esteri
Luca Martinelli, Collettivo Italia Centro America