mercoledì 17 marzo 2010

Di nuovo problemi per ''L'isola dei Famosi''

Il programma RAI "L'Isola dei Famosi" è una volta ancora al centro dell'attenzione ed in mezzo alle polemiche.
Questa volta si tratta della popolazione garifuna della costa caribeña del Nicaragua ad insorgere, per le censurabili dichiarazioni dello scrittore Aldo Busi durante la puntata del 3 marzo 2010, al riferirsi all'isola in cui si sta svolgendo il programma.
Durante questa puntata, lo scrittore ha detto che "A proposito dell'isolotto su cui siamo stati scagliati, sia a Milano, sia qui c'è stato ripetuto quanto bella sarebbe stata questa isola per flora e per fauna, con un grande mare turchese. Ci è stata presentata come una grande signora in un ambiente elegante e siamo capitati presso una barbona dentro una latrina. Non si è potuto fare il bagno - ha continuato Busi - perché l'acqua è piena di alghe, tutte le palme sono state tranciate, ci sono segni di bivacchi precedenti, lattine, bambole di plastica, non c'è un fiore".


Ha poi continuato, senza minimamente pensare agli effetti che avrebbe potuto provocare sulla popolazione locale, fortemente legata alla propria terra, cultura, usi e costumi, "La barriera corallina è pericolosissima parché è torbida e nessuno può pescare e nessuno ha osato allontanarsi di un metro da riva perché non si vede nulla. E' da venerdì che lancio messaggi per parlare con la produzione parché non capisco come si sia voluto portare me qui. Se uno mi dice 'Busi vai in una latrina' mi può anche andare bene, visto che ci ho passato la gioventù a battere, ma se uno mi dice 'Busi vai in un Paradiso' e poi mi trovo in un cesso...".
Non contento, ha infine chiosato "È una pattumiera dove chiunque è andato a fare i suoi porci comodi probabilmente per decenni e quindi non è stata neanche bonificata. Ribadisco il concetto: io resto qui, ma non su quell'isola".
Immediata la reazione del governo nicaraguense, ma soprattutto della popolazione garifuna, la quale è insorta minacciosamente contro i 120 italiani che da qualche settimana s'aggirano sui cayos nicaraguensi e a Corn Island o Isla del Maíz. Secondo varie indiscrezioni ci sarebbero state colluttazioni con membri dello staff de "L'Isola dei famosi", sono usciti anche machetes e la ferma intenzione di non volere più vedere italiani nel posto.
La rettifica
Durante una conferenza stampa indetta per chiarire l'episodio, il direttore dell'Istituto del Turismo, Mario Salinas, ha informato i presenti di avere chiesto immediate spiegazioni a Magnolia SpA, dato che il personale di questa impresa conosceva perfettamente il posto in cui si sarebbe svolta la trasmissione.
In un comunicato redatto in italiano e tradotto in modo improvvisato durante la sua lettura, rendendolo pressoché incomprensibile ai mezzi d'informazione nazionali ed alle autorità presenti, il direttore esecutivo di Magnolia SpA, Francesco Pucci, si è distanziato dalle dichiarazioni di Aldo Busi ed ha presentato le scuse della compagnia alla popolazione nicaraguense e soprattutto, a quella della zona atlantica.
"Dopo le dichiarazioni del concorrente della trasmissione "L'Isola dei famosi", tutto lo staff di Magnolia si rivolge con grande umiltà alla popolazione nicaraguense e porge le sue scuse, in modo particolare agli abitanti di Corn Island. Le dichiarazioni di Aldo Busi non corrispondono nel modo più assoluto all'opinione che lo staff di Magnolia ha degli abitanti di Corn Island".
Cercando di giustificare in parte l'accaduto, Pucci ha detto che la dichiarazione di Busi sarebbe derivata "dallo stato di stress molto forte e di pressione a cui è sottoposto per la natura stessa del programma", riconoscendo allo stesso tempo che sarebbe riconducibile anche "alla personalità presuntuosa e irrispettosa del concorrente, volta a cambiare il meccanismo del programma e che nulla ha a che fare con il paese che sta ospitando il programma".
Il comunicato si conclude raccogliendo le dichiarazioni della conduttrice del programma, la quale si è espressa in modo entusiasta dell'isola e del paese in generale. Lo stesso Aldo Busi ha poi ritrattato quanto detto, lanciandosi in una descrizione paradisiaca del Nicaragua e di Corn Island.ed invitando gli italiani a recarsi in Nicaragua,"dove c'è gente ospitale e gentile". A questo punto e con statistiche alla mano giunte fresche in busta chiusa nelle mani di Pucci, sarebbero stati circa 15 milioni gli italiani (poco dopo ha detto 18 milioni) che avrebbero seguito il dietro front dello scrittore lo scorso 10 marzo.
Sarà sufficiente per calmare le ire delle popolazioni locali?
Per il sindaco di Corn Island, Cleveland Webster, le cose non sono però così semplici. "Il popolo di Corn Island si è indignato per quanto accaduto ed ha chiesto che Magnolia e questa persona (Busi) rettifichino le cose vergognose dette sul mio popolo. Il mio popolo - ha continuato Webster - è così umile che quando arrivano ospiti lasciamo loro il nostro letto e dormiamo per terra. Non meritavamo questo tipo di manifestazione e quindi nello stesso modo in cui hanno macchiato il nome di Corn Island, ora lo devono pulire.
Il mio popolo non ha problemi con gli italiani del programma, ma queste due persone che hanno detto quelle cose non le vogliamo lì. Ora ho bisogno di una copia del comunicato di Magnolia in spagnolo per presentarlo alla gente, ma per essere sincero il popolo di Corn Island si sente offeso per queste menzogne.
Noi abbiamo bisogno del turismo, ma con queste dichiarazioni la gente si è sentita offesa e come sindaco devo controllare che nessuno venga sull'isola ad offendere la popolazione. C'è stato un episodio di violenza, un ragazzo che magari non sapeva come esprimere ciò che sentiva ed ha reagito in questo modo, ma noi non possiamo combattere la violenza con la violenza. Vogliamo la pace, convivere con questa gente e come sindaco mi farò carico di calmare la gente", ha concluso.
Le domande scomode
Dopo avere ricordato al direttore esecutivo di Magnolia SpA i problemi già avuti dal programma in Honduras (http://lisolaeilmattone.blogspot.com/), la Lista Informativa "Nicaragua y más" ha chiesto se non credesse che questo tipo di programma e di modello preconfezionato per il pubblico italiano, calato dall'alto in realtà particolari profondamente legate al proprio territorio, non potesse costituire un problema per le popolazioni locali.
La veemente e quanto mai scomposta risposta di Pucci ha lasciato perplessi i presenti. "La cosa migliore è che la stampa è libera e chiunque può dire ciò che vuole - ha detto il direttore esecutivo di Magnolia -.
Ciò che ha detto non è assolutamente vero e l'unico problema avuto non è un problema del programma, che funziona bene e con moltissimi spettatori, ma un problema molto piccolo che magari interessa qualche persona perché arriviamo con un apparato tecnico molto grande".
In un crescendo di toni e di nervosismo, Pucci ha poi invitato la Lista Informativa "Nicaragua y más" a chiedere informazioni e referenze al presidente dell'Honduras (Manuel Zelaya?), all'ex ministro del Turismo ed all'attuale governo sull'esperienza di Magnolia in Honduras..
"Ciò che ha detto non è vero - ha insistito Pucci -, non ha informazioni precise. I garifuna hanno una buonissima opinione di noi e lei non sa che cosa Magnolia ha fatto per queste popolazioni. Non conosce proprio niente, d'informazione non sa niente", ha concluso sempre più alterato per la scomoda domanda a cui, alla fine, non ha risposto.
Cosa avevano detto i garifuna honduregni
Durante la sua visita in Italia nel 2007, Alfredo López, leader comunitario, presidente del Patronato della comunità di Triunfo de la Cruz, membro attivo della Organización Fraternal Negra Hondureña, Ofraneh, una delle più importanti organizzazioni del popolo garifuna, la cui militanza in difesa dei diritti delle popolazioni afrocaribeñas e contro progetti di speculazione di edilizia turistica gli è costata sette anni di ingiusta carcere, aveva detto che "Le zone dove vivono le troupe e dove si gira lo show sono presidiate dalla polizia e dall’esercito dell’Honduras. Non siamo liberi di spostarci sulla nostra terra, perché ci sono zone dove è stato proibito l’ingresso. Inoltre, i movimenti delle barche e le attrezzature televisive spaventano la fauna delle lagune, come le tartarughe marine. E poi – ha continuato – è terribile vedere un tale spreco di denaro in una regione depressa come la nostra".
Il Collettivo Italia Centro America (CICA) aveva invitato López per una serie di incontri in cui si denunciava la costruzione di un mega complesso turistico nella zona di Bahía de Tela, non molto lontano da dove si svolgeva "L'Isola dei Famosi", ed in cui era coinvolta l'impresa italiana Astaldi.
Questo è quanto veniva scritto da Enzo Mangini sulla rivista Carta (http://www.carta.org/campagne/ambiente/11446).
"Dietro le avventure dei naufraghi finti, il reality show nasconde la realtà: a pochi chilometri da Cayo Cochino, dove sono esiliati i «famosi» dello show di Magnolia-RaiDue, vive la maggior parte del popolo indigeno garifuna. Trecentocinquantamila persone, in 46 comunità sparse lungo la costa atlantica dell’Honduras. "Non sono più 46 ma 45 – dice Alfredo Lopez, un rappresentante dell’Organizacion fraternal de los pueblos negros de Honduras [Ofraneh] – pochi giorni fa la comunità di Miami è praticamente scomparsa". I 150 abitanti del villaggio sono stati accolti nelle comunità vicine, attorno a Cayo Cochino e alla Baia de Tela. Miami è, anzi era, una delle comunità al centro del progetto di «sviluppo» turistico di Baia de Tela, promosso dalla multinazionale edilizia italiana Astaldi. La baia è a pochi chilometri dalla fascia costiera ricca di mangrovie e paesaggi affascinanti dove si sono accampate le troupe dell’Isola dei famosi. Uno spot lungo mesi per lanciare il «turismo» italiano in Honduras e quindi creare la domanda che Astaldi, con il suo progetto di resort ad alto impatto ambientale, è pronta a soddisfare (...).
(...) Lopez ha tenuto oggi una conferenza stampa al senato, assieme a Luca Martinelli, di Mani Tese, che assieme ad altre associazioni sta promuovendo la campagna «L’isola e il mattone» [www.lisolaeilmattone.blogspot.com]. I lavori nella Baia de Tela procedono un po’ più lentamente di quanto l’impresa e il governo vorrebbero. Le proteste dei garifuna e l’attenzione che la vicenda sta ottenendo dalla stampa, anche internazionale, hanno rallentato le ruspe.
Il progetto di resort «Los micos» prevede quattro hotel di lusso, 256 ville, un campo da golf, un centro ippico e un centro commerciale per una superficie totale di 300 ettari. Per costruire il campo da golf verrà interrata una laguna protetta dalla Convenzione internazionale per la protezione delle paludi. Secondo Astaldi è un progetto che porterà lavoro e sviluppo nella zona. "Conosciamo Astaldi da molto tempo – risponde Lopez – e non ci fidiamo di quello che dicono. In altri casi, hanno portato la manodopera da fuori. Alle comunità indigene del posto non rimarrà nulla. Verranno cancellate, come Miami".
© (Testo Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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